Il Rito della Polenta è uno dei capisaldi della Fattoria Gelindo e, a volte più in grande, altre più in piccolo, viene svolto ogni qualvolta ce ne sia l'occasione per rinnovare lo spirito conviviale contadino che ci caratterizza e per mantenerci saldi alle nostre radici.
A fine ottobre, in particolare, vi aspettiamo per una giornata inedita in fattoria: percorreremo insieme tutta la filiera che porta alla preparazione di una vera polenta artigianale. Vi faremo toccare con le mani e i piedi, sentire i diversi suoni delle granaglie, annusare i diversi aromi della farine, camminarci sopra. Vivrete da protagonisti tutte le fasi di questo splendido spaccato di vita contadina.
Per invogliarvi, raccontiamo di seguito l'esperienza vissuta da uno dei nostri ospiti.
"Dopo un buon pranzo presso il ristorante di Gelindo, grandi e piccini aspettiamo Donatello e partiamo con carrozza e agribus.
Arrivati nel campo, le file di mais si alzano maestose, ma tristi: l’autunno ha essiccato le loro foglie e non trovano più la forza per reggere le pannocchie dorate, piene di chicchi gialli. Per fortuna la pannocchia si china e in questo modo diventa impermeabile all’acqua piovana.
Eccoci pronti: siamo una squadra di raccoglitori di tutte le età! Bambini e genitori cominciamo ad alleggerire le piante strappando le pannocchie, riempiendo così le ceste (geis in friulano). Ci aiutiamo perché la pianta tiene stretto il suo frutto, ma siamo tenaci e motivati: vogliamo mangiare la polenta fatta con le nostre mani, dall’inizio alla fine.
Poi il raccolto va caricato e trasportato nei punti di lavorazione. Le ceste sono piene, ma siamo numerosi e il lavoro sicuramente ci farà tornare l’appetito.
Pensavamo fosse facile, invece al nostro arrivo abbiamo trovato degli attrezzi assai ignoti. Per fortuna Rosi e Donatello ci hanno spiegato, poi dimostrato come si usano e a cosa servono. Sotto la loro guida siamo passati al lavoro da mugnai.
Prima abbiamo pulito le spighe dalle brattee, che sono le “foglie” (sclofis) del cartoccio che avvolge la pannocchia (in friulano questa operazione si chiama: disclofà) e Rosi ci ha insegnato a fare le treccine.
Poi abbiamo inziato a sgranare. Abbiamo provato un attrezzo molto antico, ma anche molto difficile da usare, e abbiamo capito perché i nostri avi usassero fare la polenta solo in giorno di festa: altrimenti non avrebbero avuto più forza per lavorare. Con gli anni anche i nostri antenati diventarono più tecnologici e idearono uno sgrana-pannocchie dotato di una ruota e un sistema di ingranaggi per staccare i chicchi di mais e mandre fuori i grani da una parte e il tutulo da un’altra.
Passiamo al buratto: qui il mais con qualche impurità viene selezionato da parecchi setacci disposti orizzontalmente che scelgono per noi i grani più corposi.
E siamo arrivati finalmente al mulino. Noi mettiamo dentro il mais e lui ci fa la farina. Sarebbe un gioco da bambini senza tener conto di tutto il lavoro di prima!
L’acqua bolle nel calderone. Giusto un pizzico di sale e poi, pian pianino, mescolando sempre, facciamo cadere la farina “a pioggia”. Dopo un po’ si sente già il profumo. Mamma che fame!!! Donatello prova a distrarci mentre Rosi mescola la polenta. Ci racconta come una volta con le foglie del cartoccio facevano i materassi e i cuscini. Ci proviamo. E' divertente dormire per qualche secondo sdraiati sulla paglia con il cuscino di brattee! Le bambine ingegnose costruivano bambole, che poi coloravano per dar loro vita. Mentre con i tutoli facevano delle torri e vinceva chi la costruiva più alta. Abbiamo provato anche noi: non è facile quanto sembra perché i tutoli sono tondi e scivolano facilmente.
Adesso il profumo è irresistibile ed ecco che la polenta è finalmente pronta. Ci sono voluti 40-50 minuti di cottura e in tanti a mescolarla. Viene rovesciata sul tagliere di legno e ognuno se ne prende un po’. La accompagnamo con formaggio salato Asìn, Travesio vecchio grattugiato al momento o burro. Poi ricordiamoci che siamo da Gelindo, quindi non potevano mancare il succo di mele bio Milus e i biscottini con farina di mais e uvetta fatti in casa. Anche gli adulti sono rimborsati con un bicchiere di prosecco fresco."